Il risk management è un concetto nuovo sebbene di gestione del rischio si parli da quasi vent’anni. Viviamo in una società del rischio costante. Gli ultimi anni sono stati una chiara dimostrazione che abbiamo imparato a comprendere a nostre spese. Per le aziende gestire gli imprevisti così come le opportunità di business, non è più una scelta ma una vera e propria necessità.
La stessa natura dei rischi è sempre più ampia e legata a fattori nuovi e complessi.
Un’impresa su 4 ritiene prioritario l’introduzione di un sistema di gestione e controllo del rischio (secondo quando emerge dagli ultimi dati dell’Osservatorio sulla diffusione del risk management), di fatto, le tipologie di pericoli a cui sono esposte aumentano. Cos’è, dunque, il risk management e perché può essere un obiettivo da perseguire per le aziende italiane?
Che cos’è il risk management
La gestione del rischio viene definita come l’insieme di azioni intraprese da un’azienda per identificare, analizzare e controllare il livello di rischi legati alle attività dell’impresa stessa. Lo scopo ultimo è mitigare e controllare le possibili minacce. Per fare questo, oltre a identificare i rischi, la prima azione da compiere è assumere decisioni su come vanno affrontati e trattati.
La disciplina del risk management ha avuto una vera e propria accelerazione negli ultimi anni fino ad assumere una funzione decisamente gestionale e preventiva. Si tende a trasformare il rischio in opportunità quando possibile.
Il concetto di rischio, infatti, non è solo negativo ma può, se gestito, generare opportunità.Il rischio è un elemento intrinseco all’attività d’impresa ed è essenziale che chi ne è alla guida ne sia consapevole e utilizzi sistemi di gestione adeguati.
L’adozione di un corretto sistema di controllo dei rischi ha un impatto diretto sul raggiungimento degli obiettivi aziendali in termini di profitto, di mercato ma anche di reputazione e di sviluppo.
Mappare i rischi
L’esposizione alle situazioni critiche coinvolge molti aspetti. Le PMI italiane sono diventate sempre più oggetto di analisi in questo senso.
Aumentano le organizzazioni di piccole e medie dimensioni in grado di trarre beneficio dall’introduzione di sistemi di gestione integrata del rischio. La mappatura dei rischi nel tessuto imprenditoriale italiano ha natura diversa. Mentre quelli cosiddetti operativi sono associati alla struttura stessa dei processi aziendali e ai comportamenti di chi si assume la responsabilità delle azioni, quelli strategici sono soprattutto reputazionali. Una percezione negativa, infatti, si riflette direttamente sul calo degli utili e sul rapporto con banche o stakeholders.
I rischi finanziari, infine, sono legati al rischio di credito o rischio di liquidità ma anche al tasso di interesse e agli andamenti imprevisti delle dinamiche finanziarie.
I rischi ESG e del patrimonio informativo
Alla base di ogni tipologia di rischio spesso c’è l’errore: umano, di processo oppure causato da fattori esterni come quelli geopolitici o climatici. Al giorno d’oggi, la tematica sostenibile ha assunto un ruolo fondamentale anche nell’ambito finanziario con cambiamenti normativi per integrare le dimensioni di sostenibilità all’interno del risk management. Il reporting ESG è un processo di gestione delle performance che coinvolge tutta l’azienda. La sostenibilità è di fatto un approccio diffuso che tiene in considerazione non solo una parte specifica, ma l’interezza del sistema dei rischi. Oggi si parla anche di cyber risk in riferimento al rischio tecnologico come la fuga di dati o del patrimonio informativo spesso causa di perdita economica.
Gli standard legati al risk
Nonostante la disciplina dei rischi sia legata a molti ambiti e in continua evoluzione, il legislatore ha voluto sensibilizzare le imprese, attraverso diversi interventi normativi. L’obiettivo è quello di evitare il verificarsi di eventi sfavorevoli ai danni del proprio patrimonio ma anche di dipendenti o terzi.
Gli standard di gestione dei rischi stabiliscono obiettivi e processi strategici di un’organizzazione.
Cercano di identificare i rischi e di attivarsi per affrontarli attraverso buone pratiche. Ad esempio, lo standard internazionale ISO 31 000 sulla gestione dei rischi, dopo una serie di aggiornamenti che hanno portato a quello in uso oggi, fornisce principi e linee guida per un’efficace gestione dei rischi.
Adottare uno standard ha molti vantaggi ma in particolare nel tessuto produttivo delle piccole e medie aziende è necessario che sia strettamente personalizzato.
Risk management: Identificare, analizzare, monitorare i rischi
La valutazione dei rischi soddisfa molti obiettivi. Ad esempio, permette di mitigare e ridurre l’effetto ma anche di uscire da uno stato di incertezza, di aumentare le probabilità di successo. Inoltre permette di avere una continuità operativa.
Il processo di gestione dei rischi passa attraverso l’identificazione, l’analisi, la valutazione ed infine attraverso il monitoraggio.
Una volta stabilito il contesto in cui operare, occorre identificare gli eventi che potrebbero causare problemi. Previste le criticità bisogna effettuare l’analisi del rischio: quali probabilità ci sono e quale sarà l’impatto per l’azienda?
Per effettuare, poi, una valutazione dei rischi attraverso il confronto di ciascun possibile problema. si stabiliscono, così, priorità e rilevanza tra di essi e in rapporto dalle possibili conseguenze. Il processo di pianificazione che ne segue permette di sviluppare metodi per ridurre le minacce. Le aziende piccole e grandi per elaborare un piano di risk management utilizzano indicatori misurabili e comparabili come i KPI (Key Performance Indicators), per stabilire gli obiettivi e i KRI (Key Risk Indicators) per metriche in grado di mitigare l’insorgere di rischi e criticità aziendali.
La gestione dei rischi è un processo continuo che si adatta ed evolve nel tempo. Il controllo ripetuto può aiutare a garantire la massima copertura dei rischi.
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